Il vitigno Bonarda

Il primo passo per poter parlare del Bonarda è operare una distinzione fra due vitigni in parte omonimi: il Bonarda Piemontese e il Bonarda (Croatina). 

Per gli ampelografi il primo rappresenta il "vero" Bonarda, ma la confusione nasce dal fatto che il vitigno Croatina nell'Oltrepò Pavese, nei Colli Piacentini e in parte della provincia di Vercelli e Novara viene chiamato Bonarda, tanto da dare luogo alle DOC Oltrepò Pavese Bonarda e al Colli Piacentini DOC Bonarda. Di seguito parleremo della Bonarda Piemontese, rimandando all'apposita sezione per il vitigno Croatina. 

Storia
Diffusione
Caratteristiche del grappolo
Caratteristiche dei vini che utilizzano la Bonarda Piemontese

Storia: il nome Bonarda compare per la prima volta in un documento ufficiale alla fine del '700 per indicare un vitigno rosso delle colline torinesi. Successivamente altri sinonimi che sono stati utilizzati per definire lo stesso vitigno sono Bonarda di Chieri, Bonarda del Monferrato, Bonarda di Gattinara o Uva Balsamina.

Diffusione: come dice il nome stesso, la terra d'elezione del Bonarda Piemontese è appunto il Piemonte e in particolare le colline intorno a Torino, in particolare quelle che da Chieri vanno verso il Monferrato. Altra zona in cui si riscontra una buona diffusione è l'astigiano.

Caratteristiche del grappolo: il vitigno Bonarda si presenta con un grappolo di media grandezza, di forma piramidale o conica, alato ed abbastanza compatto. L'acino è medio, rotondo, buccia pruinosa, spessa di colore nero-violaceo. Matura nella seconda metà di settembre.

Vini DOC che utilizzano il Bonarda: Il vino ottenuto dal Bonarda è di colore rosso intenso con riflessi violacei. Profumo fresco e vinoso, poco tannico, morbido, equilibrato, non molto strutturato ma con un intensa persistenza aromatica. Fra le denominazioni che contemplano l'impiego del Bonarda citiamo il Monferrato DOC, il Collina Torinese DOC, il Coste della Sesia DOC.

 

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